A livello globale, alcuni Paesi hanno già preso misure drastiche per limitare l’accesso ai social per i minori. L'Australia è stata la prima nazione a vietare l’accesso ai social media a tutti i minori di 16 anni. In Italia, invece, si sta discutendo una proposta simile che punta a vietare l’accesso ai social per i minori di 15 anni, sostenuta da politici di diversi schieramenti, con l'intento di tutelare la sicurezza dei bambini e degli adolescenti e proteggerli dai rischi derivanti da un uso incontrollato dei social, come l'esposizione a contenuti dannosi (la pornografia online, ad esempio) o la dipendenza da internet. Ciò avverrebbe obbligando le piattaforme ad implementare sistemi efficaci per verificare l’età degli utenti - con l'uso di tecnologie avanzate, come l'autenticazione biometrica o l'uso di numeri identificativi - di modo che non possano accedere a contenuti non adatti alla loro fascia di età. C'è, però, anche il rischio che questo tipo di tecnologie possano minare la privacy degli utenti, sollevando interrogativi su come proteggere i dati personali dei minori. La legge italiana, infatti, prevede che siano proprio le piattaforme a garantire il rispetto dei limiti di età, ma le modalità di applicazione restano un punto centrale.
Il dibattito, tuttavia, è più ampio, in quanto tocca chiaramente anche questioni sociali e educative, in quanto i social media sono certamente anche importanti strumenti di comunicazione e crescita per i giovani, che li utilizzano per interagire con coetanei e per esprimersi. Il divieto, quindi, è la soluzione migliore? Oppure si dovrebbe puntare sull’educazione digitale che insegni ai ragazzi ad utilizzare i social media in modo consapevole e responsabile? Ecco perché la proposta di legge italiana, che vorrebbe essere un passo importante verso la protezione dei giovani nell'era digitale, solleva anche tantissime altre questioni legate alla sua applicazione pratica. Anche perché i giovani di oggi sono sempre più abili digitalmente e appare assai difficile riuscire ad impedir loro di accedere ai social media, divieto o no.
Qual è la soluzione migliore? Il dibattito è aperto.
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